Isole Baleari: vacanze nella città di Ibiza
Originariamente battezzata con il nome di Iboshim – la città di Bes, divinità minore dell’antico Egitto – la città di Ibiza è oggi conosciuta invece con il nome di “Vila“, per distinguerla dall’omonima Isola, che fa parte delle Isole Baleari, di cui è capitale.
Fondata dai Cartagnesi nel 654a.C. (che approdarono anche a Formentera, definendo le sue isole “pitiuse”, ovvero”le isole coperte di pini”, ndr) la città di Ibiza fu una delle prime a poter vantare questo status, e ben presto divenne anche uno dei più importanti mercati del Mediterraneo: il grande porto cittadino, le splendide mura (non quelle odierne che sono posteriori, ndr) e l’abilità nel commercio dei Cartaginesi fecero di Ibiza il Porto dell’Oro Bianco: il sale (le saline sono in funzione ancora oggi). Il nucleo cittadino era formato da case, templi ed importanti zone artigianali, cui poi si aggiunsero la zona portuale ed il cimitero. Quella di Ibiza si dice sia la più grande necropoli esistente, risalente all’epoca punica, con circa 3000 tra corridoi e sale funerarie sotterranee.
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Nel 123a.C. i Romani conquistarono le Baleari, con la duplice intenzione di annettere territori all’ Impero e di far cadere per sempre Cartagine. Dopo la distruzione di Cartagine la città mantenne l’autonomia politica e commerciale, divenendo Città Confederata prima e Municipio Romano poi, con il nome di Municipius Flavius Ebusitanum, conosciuta anche come Ebusus. Dell’ Epoca Romana rimangono le porte d’ingresso alla città vecchia (Dalt Vila) ed il vecchio ponte romano che attraversava il fiume (oggi prosciugato) a Sant Eulalia. La porta principale, fiancheggiata da due statue romane, si trova alla fine di un antico ponte levatoio, il Portal de Ses Taules, e si apre su una strada acciottolata che conduce alla Piazza principale della città, la Plaza de Vila.
Iniziò quindi un lungo periodo di decadenza, che durò fino all’arrivo dei Vandali, nel 424, e dei Bizantini. Questi ultimi lasciarono notevole indipendenza alla città, pur apportando migliorie ingegneristiche di nota, come il sistema d’irrigamento e della rotazione delle colture. Una delle poche reliquie risalenti a quest’epoca è la cappella sotterranea di Santa Inés, a meno di 1km dalla cittadina di Sant Antoni de Portmany, in direzione Cala Salada. La cappella si trova in una cova naturale, ed ospita una bellissima statua lignea della Santa, risalente al XIV secolo e portatavi, secondo la leggenda, da un misterioso cavaliere, che dopo averla donata alla città, scomparve.
La conquista araba, che per 7 secoli sottomise l’intera Peninsula, arrivò anche ad Ibiza, e la città venne ribattezzata Yebisah: moltissime sono le influenze arabe ancora presenti nella cultura e nei costumi ibizenchi: dalle tipiche costruzioni, agli strumenti musicali, alla gastronomia e, naturalmente, nel dialetto catalano ibizenco. Sulla collina che domina la città, sulle rovine di un tempio dedicato a Mercurio, venne costruita una grande moschea, e si fortificarono le mura cittadine. I resti di quelle mura ed alcune torrette di vedetta sono visibili ancora oggi, e spesso ben conservate.
La città venne poi conquistata da Guillem de Montgrì, arcivescovo di Terragona, per ordine di Jaime I il Conquistatore, sovrano d’ Aragona. La Corona fece immediatamente abbattere la moschea (per costruire al suo posto la cattedrale cittadina), innalzare diverse chiese (le più antiche sono quelle di Santa Eulalia, Sant Antoni, Sant Miquel e Sant Jordi) e i pueblos presero il nome di santi cristiani. Con l’ insediamento della Corona spagnola la città venne ulteriormente fortificata, e il nuovo progetto venne affidato all’ingegnere italiano Giovanni Battista Calvi. Il recinto difensivo venne terminato alla fine del secolo XVI: queste sono le mura che si vedono oggi, e che rappresentano il miglior esempio di conservazione – con quelle di Cartagena de Indias – e proprio per questo fanno parte del Patrimonio dell’Umanità dell’ Unesco nel 1999.
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